A metà degli anni ’80, il solo modo per un giovane disegnatore di farsi conoscere, era pubblicare su una rivista. Le edicole ne erano strapiene; erano come merde, e noi le loro mosche. Ma era difficile farsi pubblicare e per compensare alla frustrazione nacquero le “fanzine”, che non si trovavano in edicola e non pagavano gli autori, ma che, si sa; in mancanza della merda anche il cioccolato va bene.
Durarono una decina d’anni, poi entrambe scomparvero, così come erano nate, e rimase il vuoto.
Vent’anni dopo mi venne chiesto di riunire le storie di quegli anni in una raccolta di opere giovanili che si sarebbe dovuta intitolare diversamente, ma che per ragioni editoriali chiamammo “Bagatelle”. L’ultimo episodio lo disegnai per l’occasione e sarebbe dovuto essere l’inizio di una saga che avrebbe dovuto cambiare il mondo, ma che alla fine divenne, come le riviste, solo un coriandolo tra i tanti.